“Cammina, cammina nasceranno nuovi neuroni”

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Dall’attenzione alla memoria, effetti a catena

I greci la chiamavano «kalokagathìa» – bello e buono – e Platone nel «Timeo» spiegava che «Chi si dedica alla ricerca scientifica o a qualche altra intensa attività intellettuale, bisogna che anche al corpo dia il suo movimento, praticando la ginnastica…». Wendy Suzuki, professoressa al Centro per le Scienze Neurali della New York University, ha modernizzato l’idea e cerca di capirne i meccanismi. Ha scritto il libro «Healthy Brain, Happy Life», pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer con il titolo «Happy Brain» e domenica interverrà al festival BergamoScienza nell’incontro «Fare sport allena il cervello?».

 

Professoressa, come influisce l’esercizio fisico sull’attività cerebrale?

«Ci sono effetti immediati sull’umore, associati a cambiamenti nei livelli di neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina o la noradrenalina. Poi effetti immediati e più a lungo termine sulla capacità di concentrarsi, che dipendono dall’attività della corteccia prefrontale. E, infine, effetti più duraturi che dipendono dalla formazione di nuove cellule».

 

Dove nascono i neuroni?

«Vengono prodotti in una particolare regione del cervello, critica per la memoria a lungo termine: l’ippocampo. E ciò avviene anche negli anziani».

 

Sedentari e sportivi hanno tabelle di marcia diverse?

«Sì. Se una persona non è per nulla sportiva, qualsiasi nuova attività è positiva: una camminata a settimana è in grado di attivare il processo».

 

Chi già fa sport deve aumentare la propria performance?

«Il consiglio è svolgere un buon allenamento aerobico 3-4 volte alla settimana, di 30-40 minuti».

 

Se più attività fisica rende il cervello migliore, c’è qualcosa che gli scienziati dovrebbero sapere? Nell’immaginario collettivo li immaginiamo sempre chini sui libri.

«Beh… lo stereotipo dello studioso è quello. Se però chiediamo alla maggior parte di queste persone di successo, scopriamo che la loro routine comprende esercizi mattutini, camminate o nuotate. Anche nel passato era così. Penso a figure come Charles Darwin, che registrava le sue camminate; Watson e Crick – gli scopritori del Dna – facevano esercizi quotidiani».

 

Lei stessa ha deciso di cambiare stile di vita: è così?

«A un certo punto della mia vita, personale e da scienziata, ho realizzato che usavo solo il mio cervello… per studiare il cervello e la memoria».

 

Che cosa ha scelto di fare?

«Sono andata in palestra e mi sono accorta che fare esercizi in modo regolare ha cambiato il mio modo di vedermi e le mie prospettive. Ma dopo un anno e mezzo anche le mie capacità di concentrazione e la mia memoria erano migliori».

 

È per questo che tiene un corso in cui gli studenti passano parte del tempo in aula svolgendo attività fisica per poi sedersi e continuare la lezione?

«Il corso si chiama “Can exercise change your brain?”. Gli studenti sperimentano in prima persona gli effetti: facciamo un’ora di esercizi aerobici e poi c’è la lezione teorica. Così spiego i risultati degli studi clinici».

 

C’è anche una relazione tra attività fisica e stress?

«Un enorme legame! L’esercizio favorisce il rilascio di un fattore trofico chiamato “Bdnf”: aiuta l’ippocampo a lavorare meglio e a contrastare gli effetti negativi del cortisolo rilasciato nei momenti di stress».

Marco Cambiaghi

 

Fonte: http://www.lastampa.it/2017/10/06/scienza/tuttoscienze/cammina-cammina-nasceranno-nuovi-neuroni-K32lKTS5eMmZ2CbJaca4xO/premium.html

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